Suono e identità sonora

Identità sonora

Il suono si propaga in modo lineare con moto ondulatorio.
Un corpo elastico messo in movimento dà luogo alla percezione di un suono. Per corpo elastico si intende qualunque sostanza solida, liquida o gassosa che possa ricevere una perturbazione.
L'orecchio riceve e traduce i suoni in impulsi elettrici, trasmessi per mezzo di fibre nervose (il nervo acustico) al cervello, organo preposto all'analisi ed interpretazione di qualunque tipo di messaggio.
Il suono è, uno dei primi contatti che abbiamo con la vita; iniziamo molto presto a connetterci con il mondo, a recepirlo, elaborarlo e riprodurlo. Il nostro essere è un "essere in vibrazione"; le vibrazioni, i suoni e (ahimé) i rumori, sono una profonda e continua esperienza interiore, sono un costante input del nostro apprendimento e rielaborazione.
L'udito è un sistema estremamente complesso e anche il senso più "antico", ovvero, quello che per primo si sviluppa nel feto.
Il primo contatto con il mondo esterno quindi, è di tipo uditivo.
L'elemento chiave di questo sistema è l'orecchio, con cui noi, ancora allo stato fetale, possiamo udire suoni.

Intorno alla 24° settimana di gestazione, l’apparato uditivo del feto, può considerarsi completo ma si è notato come già intorno alla 16° settimana si possano registrate risposte motorie a stimoli acustici.
Alla 23° settimana invece, si riscontra una forma di adeguamento e capacità discriminatoria degli stimoli sonori.
Intorno alla 28° settimana di gestazione, la reazione del feto agli stimoli sonori non è più solo motoria, ma anche cardiaca.
È dimostrato che il feto memorizza anche il battito cardiaco materno: il neonato subisce modificazioni comportamentali speculari al messaggio ricevuto. L'ascolto del battito materno registrato in stato di agitazione o di tranquillità crea uno stato emotivo e motorio parallelo (il neonato si agita o si tranquillizza).
Gli stimoli sonori influenzano il nostro essere, il nostro pensiero, le nostre emozioni.

L'identità sonora

L'Identità Sonora (ISO) altro non è che la somma ed integrazione di tutte le esperienze sonore che l'individuo ingloba in sé dal momento della nascita in avanti.
É evidente, come ogni individuo racchiuda in sé una “storia musicale” o un'Identità Sonora unica e irripetibile, altrettanto chiaro risulta come determinati suoni, possano incidere in modo significativo sul suo stato psico-fisico.
I messaggi sonori ricevuti si interfacciano con la nostra capacità di ricevere e tradurre e divengono parte di noi. Successivamente sono ritrasmessi all'esterno.
Da questo incessante interscambio di informazioni sonore, nascono nuove vibrazioni, nuove "musiche" che sono uniche e rappresentative di ogni essere vivente.
In presenza di disagio o malattia, le vibrazioni cambiano “geometria armonica”.
La Musicoterapia, si propone di agire su queste forme armoniche ed è in grado di fornire un ambiente sicuro e "protettivo", che aiuta la persona ad alleviare pensieri e disturbi.

Preferenze e familiarità con determinata musica sono fattori importanti nella pianificazione del lavoro musicoterapico, infatti "se l'obiettivo è instaurare una relazione (terapeutica) i pazienti devono entrare in empatia con il terapeuta ed in sintonia con la musica impiegata, che deve essere, almeno in parte capita e decodificabile” (Gaston, 1968).
Si può dedurre che la musica può riflettere, influenzare ed alterare la risposta emozionale, quindi sono fondamentali le scelte dei suoni e della musica; scelte che permetteranno al paziente un'identificazione e una risintonizzazione, ovvero un ritorno ad uno stato di equilibrio psico-fisico.

Musicoterapia e gioco

La Musicoterapia si avvale del gioco musicale, quale strumento di analisi delle competenze, diagnosi e cura del bambino, al fine di modulare, recuperare e sviluppare padronanza motoria e psichica.
Giocare infatti, significa muoversi in modo coordinato nello spazio (schemi motori), immaginare situazioni e trovare soluzioni (problem solving), interagire con altri compagni, sottostare a regole, imparando a gestire sentimenti e relazioni fatte di complicità e solidarietà ma anche di opposizioni e a volte, frustrazioni.
I giochi proposti in Musicoterapia richiedono situazioni quali muoversi nello spazio e cambi direzionali associati a stimoli sonori; propongono anche di trovare soluzioni a quesiti di natura logico/matematica o estetica/evocativa.
Esistono poi giochi deputati ad indagare difficoltà di apprendimento o relazionali che non sempre derivano da un evidente danno organico, ma bensì, fondano le proprie radici in un contesto familiare o sociale disfunzionale.

Intervento del musicoterapista

Gli interventi sono rivolti a coloro che soffrono di un disagio psicofisico ed anche a soggetti con un potenziale intellettivo nella norma, ma che risentono di un'interazione debole e deficitaria, dovuta a mancanza di autostima o altri meccanismi che possono compromettere lo sviluppo delle strutture comunicativo-linguistiche con conseguente penalizzazione dello sviluppo del pensiero logico, dell'intelligenza e del linguaggio.
Anche la deprivazione affettiva può essere causa di disagio e sfociare in una gamma di comportamenti che vanno dalla sottomissione all'aggressività, dall'atteggiamento passivo alla rabbia, dal senso di superiorità alla frustrazione.

Ogni bambino porta in sé la propria Identità Sonora , che è assolutamente esclusivo (un po' come le impronte digitali); per questa ragione, il lavoro musicoterapeutico procede in modo individuale ed unico; ogni incontro ha il proprio ritmo, la propria dinamica, il proprio tempo, le proprie melodie.
Vengono utilizzati strumenti, giochi e musiche in funzione delle esigenze contingenti.
Il punto di partenza è l'osservazione e l'ascolto: una sorta di quadro tridimensionale (sonoro/formale/temporale) una mappatura ed uno storico del bambino che evolve e si modella durante il percorso terapeutico.
Le possibilità con le quali si può giungere al "nucleo" del bambino sono numerose e l'efficacia dell'intervento, è direttamente proporzionale alla qualità della relazione che si instaura tra bambino e terapeuta.

Il Dialogo Sonoro in Musicoterapia

Il Dialogo Sonoro è uno strumento operativo ad ampio spettro, applicabile da esperti, in ambito scolastico e socio-educativo, nonché all’interno di istituzioni con finalità riabilitative.

Tutti gli esseri viventi nascono e crescono immersi in un mondo fatto di suoni e vibrazioni.
Il suono e la musica sono mezzi di comunicazione, relazione ed espressione di sé.

In senso generico il Dialogo Sonoro indica un'interazione tra due o più persone mediante l’utilizzazione del suono.
Di fatto all’interno di un'interazione verbale, il suono ha una sua rilevanza; il significato e la qualità dell'interazione verbale tra dialoganti è data non solo dai concetti espressi, ma anche dal ritmo, dal tono e dall'armonia dei suoni prodotti.

In ambito musicale invece il Dialogo Sonoro rappresenta una precisa tecnica di musicoterapia.
Tale tecnica si occupa, nello specifico, della sfera comunicativo-relazionale. L'applicazione è generalmente duale, in alcuni casi di gruppo: i suoni, i ritmi e le melodie espresse durante la seduta servono ad instaurare un contatto, una relazione d'aiuto, nei casi in cui sia difficile o impossibile usare altri canali comunicativi.

Il Dialogo Sonoro offre la possibilità di osservare sotto una prospettiva diversa le modalità interattive dei partecipanti.

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