La Musicoterapia e gli anziani

musicoterapia anziani[…] l’invecchiamento umano è fluido e mutevole: può accelerare, rallentare, arrestarsi per un po’ e addirittura invertire il suo percorso…l’invecchiamento dipende dall’individuo assai più di quanto si potesse immaginare nel passato [...]
Deepak Chopra

[…] nelle persone dementi la musica può migliorare l’umore, il comportamento, riduce l’aggressività e in alcuni casi la funzione cognitiva migliora anche ore o giorni dopo che questi benefici sono stati innescati dalla musica.”
(O. Sacks neurologo ricercatore)

Pur rimanendo aperte molte questioni, le ricerche degli ultimi anni stanno colmando le mancanze dovute alla scarsa sistematicità d'indagine.
Esistono fortunatamente numerosi studi longitudinali che consentono di valutare le differenze fra soggetti che hanno ricevuto una formazione musicale e quelli che non l’hanno avuta.
L'intervento musicoterapico è una tecnica atta a migliorare le attività funzionali e ridurre l'isolamento ed i disturbi del comportamento dell'anziano affetto da Alzheimer, Morbo di Parkinson o Paralisi cerebrale incentivando nuove dinamiche relazionali.
In questa popolazione il peggioramento dei deficit fisici, mnemonici, cognitivi e linguistici è inevitabile.

Nonostante ciò si sono avuti riscontri incoraggianti che riguardano la pratica di attività riabilitative tra le quali la Musicoterapia. Essa ha un'incidenza positiva poiché essendo una tecnica non verbale, può essere usata per trattare pazienti con demenza in qualsiasi fase, anche quando il deterioramento cognitivo ha raggiunto livelli molto gravi.
La musica vissuta come atto di condivisione e non come performance, sembra rivelarsi una via di accesso privilegiata di connessione col malato; si è osservato infatti che le persone affette da Morbo di Alzheimer pur presentando una graduale perdita delle funzioni mnestiche (orientamento, memoria a breve termine e disturbi cognitivi) tendono a preservare abilità e competenze musicali fondamentali quali l'intonazione, la sincronia ritmica, il senso della tonalità.

È ormai noto nei Centri specializzati, un particolare ritmo o il semplice uso del metronomo, riesce a stimolare la deambulazione nei pazienti Parkinsoniani, colpiti da ictus o altri danni al cervello.
Il ritmo associato al suono, permette alle persone di ritrovare un passo simmetrico e il senso dell’equilibrio, il cervello interpreta ed elabora, anticipando il ritmo stesso, questo processo attiva la regolarizzazione dei passi.
Nonostante non sia ben chiaro cosa avvenga esattamente nel cervello è stato dimostrato che il ritmo stimola le strutture sottocorticali ed i gangli basali (tratto dagli atti del 35° convegno nazionale AIP Gravedona, 13 aprile 2013), ed è tangibile ciò che un soggetto provato da malattie neuro-degenerative ed invalidanti, riesca ancora a controllare.
Questa preservazione, coadiuvata dall'intervento di Musicoterapia interviene rallentando le alterazioni del pensiero astratto ovvero la capacità di pianificare, di trovare somiglianze e differenze tra concetti e parole, di ordinare in sequenza, eseguire calcoli matematici.

Una delle ipotesi più accreditare è quella per cui le aree del cervello interessate dalla musica siano molte, contrariamente a quelle deputate al controllo del linguaggio che, invece, sono solo due (Area di Wernicke e Area di Broca). L'ipotesi è quindi che la musica crei o favorisca l'insorgere di nuovi percorsi neuronali. Metaforicamente parlando è come se avessimo a disposizione due "riserve" o "dispense": quando la prima si esaurisce per effetto di una carestia (la malattia) iniziamo ad accedere a quella di scorta (il patrimonio musicale) grazie al quale possiamo continuare la nostra vita (creando nuove connessioni per ritrovare il linguaggio perduto).

Obiettivo della musicoterapia è quello di migliorare la qualità della vita, rivitalizzare l’umore, ridurre l’aggressività e il wondering, oltre, ovviamente, stimolare la memoria e gli atti motori finalizzati e coordinati.
Attraverso la musicoterapia è possibile migliorare alcuni aspetti della quotidianità quali:

  • socializzazione
  • comportamenti socialmente accettabili e coerenti rispetto al contesto
  • accrescimento della produzione linguistica e verbalizzazioni dotate di senso compiuto
  • inibizione del wondering
  • attenuazione di atteggiamenti ansiogeni e stereotipati
  • riattivazione della memoria musicale ed emozionale (a volte i pazienti ricordano intere canzoni appartenenti al loro bagaglio culturale, questa pratica accelera il recupero della parola negli afasici)

nel caso di lavoro di gruppo: provare piacere nel condividere un’esperienza con altre persone

Suggerimenti pratici di intervento musicoterapici

La maggior parte dei malati perde precocemente i parametri di riferimento spazio-temporale, a tal proposito è necessario stabilire una regolare scansione di tempi ed ambientazione in cui attivare gli incontri (il setting).
Stesso discorso vale per i contenuti degli incontri, i quali devono seguire una struttura temporale costante che trasmetta al paziente stabilità e regolarità.
Tale struttura è tripartita:

1introduzione finalizzata a stimolare la curiosità

2parte centrale in cui sviluppare il tema proposto atto a migliorare alcune aree cognitive (ad esempio orientamento nel tempo, orientamento nello spazio, registrazione di parole, attenzione, rievocazione, linguaggio, prassia di senso compiuto)

3chiusura atta a dare al paziente una restituzione di quanto avvenuto.

Se sei un operatore sociale, educatore o animatore e sei interessato ad un seminario di approfondimento sul tema della musicoterapia per anziani, contattami.

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